sabato 13 maggio 2017

Ancora un'interessante recensione per #DirtySunday, avanti così!

Finalmente un disco stoner di origine italiana molto interessante! ‘Dirty Sunday’ dei Rainbow Bridge centra il segno del desert-rock.

Rainbow Bridge – Dirty Sunday
La copertina di Dirty Sunday

Dal profondo della Puglia, Giuseppe Piazzola, Paolo Ormas  e Fabio Chiarazzo confezionano uno dei dischi più validi di stoner rock degli ultimi anni. La musica nelle tracce ‘Dusty’, ‘Dirty Sunday’, ‘Maharishi Suite’, ‘Hot Wheels’ e ‘Rainbow Bridge’ ci portano in un sound hard rock, bluesy e uno stoner che ci ricorda i migliori Kyuss, Blue Cheer, Ten Years After, Cactus, i Cream e i giri chitarristici di Jimy Hendrix. Anche se l’atmosfera è veramente coinvolgente, le sonorità ci portano davvero in un polveroso deserto fatto di note sentite ed emozionanti. Un hard rock sanguigno non originale ma fatto come si dovrebbe fare. Il blues che si avvolge sulle chitarre distorte e la ritmica che tira dritta  fa di ‘ Dirty Sunday’  un Ep da ascoltare tutto senza interruzioni, soprattutto se siete amanti dello stoner.

I riferimenti allo stile di Jimy Hendrix non fanno altro che risaltare i giri di chitarra che, a ruota libera, volano sopra le armonie. Avere un riferimento così grande è difficile da gestire ma a loro non importa.  Energia, improvvisazioni chitarristiche fanno da sfondo a questa piccola perla.
Tracklist01. Dusty02. Dirty Sunday03. Maharishi Suite04. Hot Wheels05. Rainbow Bridge

Band

Giuseppe “Jimi Ray” Piazzolla: guitar

Paolo Ormas: drum

Fabio “Fabass” Chiarazzo: bass

Riferimenti band:

La bella recensione sul numero di Marzo della rivista Rock Hard Italy per #DirtySunday

"..una prova all'insegna della maturità ma soprattutto della passione, grazie a cinque pezzi che trasudano sincerità ed energica vitalità"


#DirtySunday recensito su Oca Nera Rock

Rainbow Bridge – Dirty Sunday

http://www.ocanerarock.com/music/recensioni/rainbow-bridge-dirty-sunday/                                                                   

Dopo averli apprezzati suonare per una decina di anni, precisamente dal 2006, per tutto il Sud Italia e non solo, ecco che in una propizia domenica di ottobre 2016 il trio pugliese dei ”Rainbow Bridge” decide di sfornare il suo primo lavoro di inediti.
La band barlettese, costantemente sull’onda dei suoni caratteristici del sempre buon Jimi Hendrix, si è fin dal principio caratterizzata per le rivisitazioni delle canzoni dell’artista mantenendone senza storpiature il mood e lo stile.
Perciò, dopo la decade passata regolarmente sui personalissimi riarrangiamenti, Giuseppe Jimi Ray Piazzola (chitarra), Fabio Chiarazzo (basso) e Paolo Ormas (batteria) con un fulminante raptus decidono di buttare giù tutta la loro fame creativa per spezzare la classica monotonia domenicale.
Così il prodotto che ne risulta è ”Dirty Sundey”, un disco totalmente autoprodotto e concentrato in trentacinque minuti circa di musica suddivisi in cinque tracce. 
Ovviamente anche in quest’occasione le sonorità privilegiate sono l’heavy blues, il desert rock e il rock psichedelico, ovvero tutte quelle privilegiate dal tanto amato Jimi. Quindi, quello che ne esce fuori, è un sound ‘’vintage’’ e contemporaneamente elettrico e aggressivo, capace così di tirar fuori la facciata più pesante del blues. Le cinque tracce – ‘Dusty, ‘Dirty Sunday’, ‘Maharishi Suite’, ‘Hot Wheels’ e ‘Rainbow Bridge’ – come la band tende a precisare, sono state registrate totalmente dal vivo, durante una lunga live jam session presso lo Studio di Barletta New Born Records, e non presentano sovra incisioni. Il risultato è senza dubbio strabiliante vista la precisione, la pulizia e la ricchezza musicale creata con i soli tre strumenti. In definitiva possiamo definire questo ”Dirty Sundey” dei Rainbow Bridge come un ritorno al passato che non stufa, che non risulta ripetitivo ma anzi, che rinvigorisce un rock blues tanto apprezzato e amato.

Il DirtySunday Ep recensito su italia di metallo

http://www.italiadimetallo.it/recensioni/20941/rainbow-bridge/dirty-sunday

RAINBOW BRIDGE - Dirty Sunday

(2017 - Autoprodotto)

voto:
Attivo dal 2006 il trio pugliese dei Rainbow Bridge si autodefinisce "Un tributo personale e visionario alla musica di Jimi Hendrix e allo spirito degli anni '60", e ascoltando le 5 tracce che compongono questo Ep d'esordio devo ammettere che di questo si tratta.
Cinque tracce che ripercorrono la storia del blues più psichedelico registrate live in una sporca domenica di ottobre dello scorso anno, cinque tracce incise come una jam, con il cuore e la passione che ci dovrebbero sempre essere, senza sovraincisioni o magheggi tecnologici. Il trio che la webzine Sodashop (USA) ha definito "a fucking cool tribute" ci delizia senza pensare troppo alla commercialità del prodotto inserendosi in un campo abbastanza scoperto nella musica italiana, si può obbiettare sulla resa sonora, sui tecnicismi che si vengono a perdere ma vuoi mettere con i prodotti confezionati a tavolino, no dai, molto meglio i Rainbow Bridge.
Come non farsi trascinare dai suoni psichedelici e robusti di 'Dirty Sunday' (la song) o dalle schitarrate schizofreniche di 'Hot Wheels' e dai suoi bilanciamenti puramente hendrixiani, e l'ombra del mito Hendrix ci appare nella sua grandezza nella bellissima 'Rainbow Bridge' vero e proprio tributo all'eroe della sei corde.
Scorre buona musica nei solchi di questo Ep, spartano ma assolutamente coerente con quello che si vuole rappresentare, la buona musica a distanza di 50 anni non ha bisogno di inutili orpelli tecnologici ma vuole i suoi spazi di sudore e passione pura.
Rainbow Bridge tutto questo cel'hanno nel dna e nonostante i brani siano assai lunghi e solo strumentali è un gran bel sentire!

Gary Stone